dizionario dei giochi

Il Dizionario dei giochi ha un posto d’onore nella nostra libreria ludica e lo utilizziamo spessissimo quando decidiamo di pubblicare una delle nostre pillole sui giochi superclassici. E’ confortante fare affidamento su di un lavoro certosino di ricerca fatto a monte e avere una fonte insigne da citare.

Ma come è nato il Dizionario dei giochi e cosa ha spinto i due autori ad affrontare un lavoro editoriale di oltre dieci anni? Abbiamo voluto parlarne con Andrea Angiolino.

Ciao Andrea! Innanzitutto auguri per i dieci anni dalla pubblicazione del vostro Dizionario dei giochi. Lo troviamo ancora molto attuale e utile all’ennesima potenza per il compito di evangelizzatori dei giochi da tavolo che ci siamo scelti come hobby.

Cosa ha spinto te e Beniamino Sidoti a sobbarcarvi in questa impresa titanica?

Un’opera del genere era a nostro parere necessaria. Esisteva già la monumentale Enciclopedia dei giochi compilata da Giampaolo Dossena e pubblicata in tre volumi dalla UTET, ma si tratta appunto di un’enciclopedia. Ampia, profonda, piena di riferimenti culturali, ma mirata a sintetizzare lo scibile ludico. Un dizionario è un’opera marcatamente diversa. Molto più orientata al linguaggio dei giocatori occasionali ed esperti o alle tracce ludiche nel linguaggio quotidiano e letterario che, ad esempio, alle informazioni su autori, editori e giochi commerciali.

Questo vale in generale per la scelta delle voci e per l’approccio, ovviamente, anche se poi all’interno dei singoli lemmi abbiamo messo anche molte informazioni storiche e aneddotiche, almeno sui giochi più tradizionali e consolidati, che rendono il nostro volume alquanto enciclopedico. Abbiamo esplorato soprattutto vocaboli e gergo, e facendo questo abbiamo catalogato anche materiali di gioco, azioni del giocare, meccaniche e dinamiche, tipologie di giochi e di giocatori. Oltre ai giochi stessi, ovviamente, e a qualche giocattolo che poi spesso, come nel caso di soldatini e biglie, diventa materiale di gioco, e talvolta posta per il vincitore.

Abbiamo pure inserito tanti oggetti apparentemente non ludici, dalle penne biro alle noci, dalle monete ai tappi di bottiglia, che la fantasia umana soprattutto infantile ha saputo trasformare nei secoli in strumenti di gioco.

Vi siete mai trovati davanti all’impossibilità di citare, descrivere e sintetizzare un universo in continua espansione come quello dei giochi?

In effetti è stato un inseguimento durato a lungo, in cui scrivevamo e aggiornavamo in continuazione il testo. Le voci da aggiungere sono come le ciliegie, una tira l’altra ed è difficile fermarsi. Dovevamo da contratto consegnare un milione di caratteri entro un anno, invece abbiamo lavorato dieci anni e di battute ne abbiamo consegnati sette milioni e mezzo. Pensa che la Zanichelli ci aveva dato un loro Dizionario dei giochi e degli sport da usare come base per aggiornarlo, se lo credevamo utile… Era un tascabilino di 206 pagine, per quanto denso e ricco. Alla fine non ci è servito: abbiamo fatto da noi e abbiamo ottenuto un bel volume di formato decisamente più grande, che di pagine ne ha quasi 1.200.

Dizionario dei giochi
I due Dizionari ludici Zanichelli a confronto, prospettiva un po’ futurista per confrontare lo spessore.

Ovviamente una sintesi l’abbiamo comunque dovuta fare, perché l’universo ludico è vastissimo. E sconfina in mondi di altro genere: tanto che abbiamo ad esempio censito anche oggetti come il sandwich e la falciatrice, del resto nati proprio come accessori ludici rispettivamente per i giochi carte e per quelli di bocce e birilli. Ma anche se il nostro inseguimento è stato vano, quanto quello di Achille sulle orme della tartaruga, credo che siamo riusciti a dare una panoramica abbastanza completa del gioco in tutte le sue forme, aggiornata almeno sino al momento di andare in stampa.

Per questo il volume è ancora utile oggi, nonostante il progresso che il mondo ludico ha comunque avuto nel frattempo. E infatti quando l’amico Gianfranco Fioretta di Oliphante, qualche mese fa, ne ha recuperato qualche centinaio di copie e le ha rimesse sul mercato, sono andate subito a ruba. Magari qualche voce è un po’ invecchiata: ma avendo sintetizzato 5.000 anni di gioco, il fatto che nel frattempo siano diventati 5.010 non ha spostato più di tanto le cose.

Che criteri avete usato nella ricerca e nella descrizione di giochi oramai dimenticati nel vostro dizionario dei giochi?

Abbiamo cercato di testimoniare il gioco giocato dalla gente, al di là delle regole ufficiali delle federazioni. Giocato oggi, ieri o secoli fa, magari scavandone i riferimenti nel patrimonio di testi, filmati, fumetti, quadri, reperti archeologici. Abbiamo raccolto tanti giochi di cui si tramanda il ricordo, anche se alcuni non si giocano più, magari anche quelli di cui è rimasta traccia attraverso espressioni correnti o residui nel linguaggio comune delle cui radici ludiche si è persa memoria.

Chi dice “quella è una vera cricca”, probabilmente ignora che la cricca è un gioco di carte citato da Machiavelli in cui si creano combinazioni di figure dello stesso valore… Noi cose come queste le abbiamo cercate e riportate. Come abbiamo riferito e ricostruito giochi ormai dimenticati: ad esempio la meneghella, che Goldoni spiega nella prefazione a una sua commedia molto meglio di quanto non spieghino i giochi tanti autori di repertori che si trovano in libreria o sulle bancarelle. Anche perché il modo migliore di definire un gioco, per distinguere fra i tanti giochi che magari hanno lo stesso nome come filetto e Napoleone, o per riconoscere lo stesso gioco dietro tanti nomi locali e dialettali, è fornirne le regole. Spiegando un gioco diventa chiaro a cosa ci riferiamo, anche se il lettore lo conosce sotto un’etichetta diversa.

E così il volume è anche diventato un grande manuale di gioco: di quasi tutti i giochi citati diamo regole complete e magari anche diverse varianti. Se sono giochi da tavoliere, riportiamo anche lo schema per ricostruirlo. Insomma, a saltabeccare nelle 1.200 pagine del nostro libro si trova tanto da giocare. Anche nelle voci sui giochi enigmistici, ad esempio: anagramma, cerniera, sciarada, cruciverba, sudoku e tante altre. Hanno tutte un esempio da risolvere. E chi non ci riesce trova la soluzione alla voce “soluzione”.

Direi che lo sforzo è stato apprezzato. Abbiamo avuto molte belle recensioni, forse la migliore è quella di Bruno Gambarotta su Tuttolibri de La Stampa. Anche a distanza di tempo sono continuate le citazioni sui media, gli inviti a parlare del Dizionario in festival e conferenze. Direi che è stato un lavoro che ci ha dato molte soddisfazioni, anche se problemi distributivi ne hanno determinato l’uscita dal catalogo della casa editrice.

Ritieni che un’opera come Il Dizionario dei giochi debba avere degli aggiornamenti?

Sarebbe bello. In dieci anni sono arrivate varie nuove cose: dalle app ai giochi da tavolo legacy, dalle escape room a wargame card-driven. Ci sono nuove storie e nuovi aneddoti da raccontare. Inoltre Beniamino e io avevamo riversato nel dizionario la nostra esperienza di decenni nel settore, ma nel frattempo noi stessi abbiamo fatto tante altre cose. Lui, ad esempio, tra le tante cose propone dei bellissimi “giochilli”, lanciando sfide giocose e divertenti su Facebook come anche sulle pagine di Enigmistica 24, l’inserto di giochi del Sole24Ore.

Io ho approfondito molto la storia di giochi e giocattoli, per la trasmissione RAI Wikiradio come per un paio di libri usciti per Gallucci, la collaborazione con l’istituto Treccani, l’insegnamento di Game Culture alla Nuova Accademia di Belle Arti. Ci sarebbero varie novità assolute da inserire e un bel po’ di dettagli da aggiungere a quanto abbiamo già detto. Servirebbe solo un buon editore interessato a un lavoro del genere… E qualche anno di tranquillità per lavorarci bene.

Ci saranno novità in campo ludico-editoriale da parte tua in questo 2021?

Sicuramente. Come sempre, molte cose saranno nuove ma non del tutto nuovissime. Io lavoro molto in continuità con il passato, proseguendo
linee già avviate o riprendendo miei prodotti che sono da tempo fuori catalogo… E questo non lascia moltissimo tempo per l’innovazione pura.

E così a metà febbraio partirà un Kickstarter in cui verrà proposto Italia, un’espansione di Francesca Garello e mio per Lex Arcana. Si tratta di un gioco di ruolo che ho dato una mano a far tornare sul mercato, in una seconda edizione a un quarto di secolo dalla prima che ha battuto ogni record per un gioco di ruolo italiano su Kickstarter. Sta anche uscendo in una mezza dozzina di lingue, incluso russo e giapponese: cosa che non era mai riuscita ai giochi di ruolo nostrani dell’età d’oro. Il nostro modulo Italia era uscito più di vent’anni fa, ora lo recuperiamo in un’edizione molto espansa e rinnovata. A questo proposito, non mi spiacerebbe recuperare altri miei libri e giochi del passato per dar loro nuova vita… Vedremo.

Con Ares Games faremo parecchie cose per le linee Wings of Glory e Sails of Glory. Spero che escano finalmente il set di scenari e regole di campagna per Wings of Glory della prima guerra mondiale, mentre stiamo lavorando a nuovi bombardieri per la seconda (incluso l’italianissimo S.79 “Gobbo Maledetto“) e a una serie per il fronte del Pacifico, con aerei a lungo attesi come il Corsair e il Lightning. Spero che vada in stampa un pacchetto di carte con comandanti e abilità per Sails of Glory, ma anche la nuova serie di modellini dedicati all’epoca dei pirati caraibici.

Purtroppo la Universal non ci ha rinnovato la licenza per Battlestar Galactica: Starship Battles e questo ha fermato varie espansioni che erano in lavorazione, ma i fan stanno dando la caccia alle ultime copie in commercio e si sono messi loro stessi a proporre in rete nuove astronavi, nuovi piloti, nuove abilità, nuovi scenari. E così il gioco è più vivo che mai.

Sto aiutando a fare un gioco divulgativo sull’alimentazione e uno sulla guerra nell’antichità, e probabilmente non saranno i soli giochi promozionali o didattici che farò. Finché i vari committenti continueranno a chiedermelo, proseguirò inoltre a fare giochi da tavolo storici per bambini sul bimestrale in edicola History Kids, a raccontare storie di giochi e giocattoli a Wikiradio, a scrivere di giochi su IoGioco, a tenere corsi di game design, a insegnare Game Culture alla NABA, a tenere conferenze e presentazioni… Lockdown permettendo. Poi certo, ho anche qualche prototipo di gioco in scatola del tutto originale per le mani, grazie anche a qualche validissimo coautore, e lavoro con lentezza a un nuovo libro ludico. Vedremo cosa riuscirà ad uscire… quest’anno o il prossimo, o un altro ancora!

#Andrea Angiolino